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dell'impero romano cap. xxiii |
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racoli e de’ prodigi, l’antica pratica di duemila anni, ogni circostanza in somma contribuiva ad accrescere e fortificar l’illusione. La debolezza del politeismo era in qualche modo scusata dalla moderazione di ciò che esigeva, e la devozione de’ Pagani non era incompatibile col più libero scetticismo1. Invece d’un indivisibile e regolar sistema che occupa tutta l’estensione della mente che crede, la mitologia de’ Greci era composta di mille sciolte e flessibili parti, ed il servo degli Dei poteva liberamente determinare il grado e la misura della religiosa sua fede. Il simbolo che Giuliano adottò per suo uso, aveva le più ampie dimensioni; e, per una strana contraddizione, sdegnò il giogo salutare del Vangelo, mentre fece una volontaria offerta della sua ragione su gli altari di Giove e d’Apollo. Una delle orazioni di Giuliano è consacrata in onore di Cibele, madre degli Iddii, ch’esigeva dagli effeminati sacerdoti suoi il sanguinoso sacrifizio, sì temerariamente fatto dalla pazzia del fanciullo di Frigia. Il pio Imperatore condiscende fino a riferire senza rossore e senza riso il viaggio della Dea da’ lidi di Pergamo all’imboccatura del Tevere, e lo stupendo miracolo, che convinse il Senato ed il Popolo di Roma che il pezzo di terra, che i loro ambasciatori avean trasportato sul mare, avea vita e sentimento e divino potere2. Per la verità di
- ↑ Un moderno Filosofo ha ingegnosamente paragonate le differenti operazioni del Teismo, e del Politeismo, rispetto al dubbio e alla persuasione che producono nello spirito umano. Vedi Hume Sagg. II. p. 444, 457 in 8. Edit. 1777.
- ↑ La Madre Idea sbarcò in Italia verso il fine della seconda guerra Punica. Il miracolo di Claudia, vergine o matrona che fosse, la quale purgò la sua fama coll’infamar la più grave modestia delle Dame Romane, è attestato da una