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dell'impero romano cap. xxii 229

la viva espression di Libanio1, l’anima alle spiranti città dell’Impero. La venerabile antichità della Grecia eccitava nell’animo di Giuliano la più tenera compassione; egli si sentiva rapire, quando si rammentava degli Dei, degli Eroi, e degli uomini superiori agli Eroi ed agli Dei, che avevan lasciato all’ultima posterità i monumenti del loro genio, e l’esempio delle loro virtù. Sollevò le angustie, e restituì la bellezza alle città d’Epiro, e del Peloponeso2. Atene lo riconobbe per suo benefattore; Argo per liberatore. L’orgoglio di Corinto, che risorgeva dalle sue rovine con gli onori di colonia Romana, esigeva un tributo dalle vicine Repubbliche per le spese de’ giuochi dell’Istmo, che si celebravano nell’anfiteatro con la caccia di orsi, e pantere. Le città d’Elide, di Delfo, e d’Argo, le quali avevano ereditato da’ remoti loro Maggiori il sacro uffizio di perpetuare i giuochi Olimpici, Pitj, e Nemei, pretendevano una giusta esenzione da questo tributo. I Corintj rispettarono l’immunità d’Elide, e di Delfo; ma la povertà d’Argo tentò l’insolenza del-

  1. ή της βουλης ισχυς ψυχη πολεως εςιν La forza del Senato è l’anima della città. Vedi Libanio (Orat. parent. c. 71. p. 296). Ammiano (XXII. 9.) ed il Codice Teodosiano (lib. XII. Tit. I. leg. 50-55. col Coment. del Gottofredo Tom. IV. p. 390-402). Pure tutto il soggetto delle Curie, non ostanti gli ampi materiali che vi sono, rimane sempre il più oscuro nell’Istoria legale dell’Impero.
  2. Quae paulo ante arida, et sibi anhelantia visebantur, ea nunc perlui, mundari, madere; fora, deambulacra, gymnasia laetis et gaudentibus Populis frequentari; dies festos et celebrari veteres et novos in honorem Principis consecrari (Mammertino XI. 9). Esso particolarmente restaurò la città di Nicopoli, ed i giuochi Aziaci instituiti da Augusto.