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226 | storia della decadenza |
nale suo sdegno, Giuliano potea facilmente confondere il delitto del figlio e del padre; ma fu acquietato dal dolore di Marcello, e la generosità dell’Imperatore procurò di medicar la ferita ch’era stata fatta dalla mano della giustizia1.
Giuliano non era insensibile a’ vantaggi della libertà2. Mercè de suoi studi aveva succhiato lo spirito degli antichi Saggi ed Eroi; la sua vita e fortuna era stata sottoposta al capriccio d’un tiranno; e quando salì sul trono, la sua vanità veniva qualche volta mortificata dalla riflessione che schiavi, i quali non avessero ardito di censurare i suoi difetti, non erano degni d’applaudire alle sue virtù3. Egli sinceramente abborriva il sistema d’oriental dispotismo, che Diocleziano, Costantino, e la paziente abitudine d’ottanta anni avevano stabilito nell’Impero. Un motivo di superstizione lo distornò da eseguire il disegno, che più volte avea meditato, di sgravare il suo capo dal peso d’un grave diadema4: ma ricusò assolutamente il
- ↑ La clemenza di Giuliano, e la cospirazione, che si formò contro di lui ad Antiochia, si descrivono da Ammiano (XXII 9, 10 c. Vales. Iv.) e da Libanio (Orat. parent. c. 99. p. 323).
- ↑ Secondo alcuni, dice Aristotile (come vien citato da Giuliano ad Themist. pag. 261), la forma d’un assoluto Governo, la παμβασιλεια è contraria alla natura. Sì il Principe, che il Filosofo però vogliono avvolger questa verità eterna in un’artificiosa elaborata oscurità.
- ↑ Tal sentimento è espresso quasi nei termini di Giuliano medesimo. Ammiano XXII. 10.
- ↑ Libanio (Orat. Parent. c. 95, p. 320) che fa menzione del desiderio, e del disegno di Giuliano indica in un misterioso linguaggio θεων, ουτω γνοντων... αλλ‘ ην αμεινον ό κωλυων Così disponendo gli Dei.... Ma era miglior con-