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dell'impero romano cap. xxii 223

Corte del suo benefico e legittimo Principe. Ma la colpa di Florenzio giustificò il rigore de’ giudici; e la sua fuga servì a manifestare la magnanimità di Giuliano, che nobilmente frenò l’interessata diligenza di un delatore, e ricusò di sapere qual luogo celasse il misero fuggitivo dal giusto suo sdegno1. Alcuni mesi dopo che fu disciolto il tribunale di Calcedonia, furono decapitati in Antiochia il Vicario pretorio d’Affrica, il notaro Gaudenzio ed Artemio2 duce d’Egitto. Artemio aveva dominato da corrotto e crudel tiranno sopra una gran provincia; Gaudenzio avea lungamente praticato le arti della calunnia contro gl’innocenti, i virtuosi, ed eziandio contro la persona di Giuliano medesimo. Pure furono così mal maneggiate le circostanze del processo e della condanna loro, che questi malvagi uomini ottennero nella pubblica opinione la gloria di patire per l’ostinata fedeltà, con cui sostenuto avevan la causa di Costanzo. Gli altri suoi servi furon difesi da un atto di generale obblivione; e fu lasciato che impunemente godessero i doni, che aveano accettati o per difender gli oppressi, o per opprimere i nemici. Quest’atto, che secondo i più alti principj di politica può meritar la nostra approvazione

  1. Ammiano XX. 7.
  2. Intorno ai delitti ed alla punizione di Artemio, vedi Giuliano (Epist. X p. 379) ed Ammiano (XXII. 6 e Vales. ivi). Il merito di Artemio, che consiste nell’aver demolito templi, ed essere stato posto a morte da un apostata, ha tentato le Chiese Greca e Latina ad onorarlo come un martire. Ma l’istoria ecclesiastica afferma ch’egli non solo fu un tiranno, ma anche un Arriano, onde non è troppo agevole il giustificare questa promozione indiscreta. Tillemont, Mem. Eccl. T. VII. p. 1319.