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dell'impero romano cap. xxii 219

almeno benefica eccezione in favor dell’età, de’ servigi, della povertà, e de’ fedeli domestici della Famiglia Imperiale. Tale in fatti era l’indole di Giuliano, che rare volte si rammentava di quella fondamental massima d’Aristotile, che la vera virtù si trova in egual distanza fra gli opposti vizi. Lo splendido ed effeminato vestir degli Asiatici, i ricci ed il liscio, le collane e gli anelli che parevan tanto ridicoli nella persona di Costantino, furono costantemente rigettati dal filosofico di lui successore. Ma Giuliano, insieme colle superfluità, affettava di non curare neppur la decenza del vestire; e pareva che si facesse un pregio di trascurar le leggi della pulizia. In un’opera satirica, destinata per comparire al pubblico, l’Imperatore decanta con piacere, ed eziandio con vanità la lunghezza dello sue ugne, ed il color d’inchiostro delle sue mani; dichiara, che sebbene la maggior parte del suo corpo fosse coperta di peli, l’uso del rasoio era limitato al solo suo capo; e vanta con visibile compiacenza l’irsuta, e popolata1 barba, ch’egli ad esem-

    Policlet. pag. 117-127). Libanio si contenta d’una fredda ma positiva negazione del fatto, che realmente sembra piuttosto appartenere a Costanzo. Tale accusa però si può riferire a qualche incognita circostanza.

  1. Nel Misopogon (p. 338, 339) fa una pittura molto singolare di se stesso, e le seguenti parole sono caratteristiche al sommo αὐτὸς προστέθεικα τὸν βαθὺν τουτονὶ πώγωνα,... ταῦτά τι διαθεόντων ἀνέχομαι τῶν φθειρῶν ὥσπερ ἐν λόχμῃ τῶν θηρίων. . Ho fatto crescere questa profonda barba.... così difendo gl’insetti, che trattan fra loro, come in un recinto di fiere. Gli amici dell’Ab. della Bleterie lo scongiurarono, in nome della nazione Francese, a non tradur questo passo che così offendeva la loro delicatezza. Hist. de Jovien. T. II. p. 94. Io mi son contentato, come egli fa, d’una passeg-