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dell'impero romano cap. xxii 209

di Costanzo risparmiò all’Impero le calamità della guerra civile. L’approssimarsi dell’inverno non potè ritenere il Monarca in Antiochia; ed i suoi favoriti non ardirono d’opporsi al suo desiderio di vendetta. Una lenta febbre, che forse fu cagionata dall’agitazione del suo spirito, s’accrebbe per le fatiche del viaggio; e Costanzo fu obbligato a fermarsi nella piccola Città di Mopsucrene, dodici miglia sopra Tarso, dove spirò dopo una breve malattia nel quarantesimo quinto anno della sua età, e nel ventesimo quarto anno del regno1. Si è pienamente spiegato nella precedente narrazione de’ fatti, sì civili che ecclesiastici, il suo genuino carattere, ch’era composto d’orgoglio e di debolezza, di superstizione e di crudeltà. Il lungo abuso che fece del potere, lo rendè un oggetto considerabile agli occhi de’ suoi contemporanei; ma siccome il solo merito personale può meritar la notizia della posterità, così l’ultimo tra’ figli di Costantino può licenziarsi dal Mondo con l’osservazione ch’egli ereditò i difetti senza ereditare l’abilità del padre. Si dice, che Costanzo, avanti di spirare, nominasse per suo successore Giuliano; nè sembra impossibile, che l’ansiosa di lui premura per la sorte di una gio-

  1. Ammiano rappresenta fedelmente la morte ed il carattere d’esso (XXI. 14. 156.) ed abbiam motivo di non ammettere, e di detestar la stolta calunnia di Gregorio (Orat. III. p. 68.) che accusa Giuliano d’aver macchinata la morte del suo benefattore. Il privato pentimento dell’Imperatore d’aver risparmiato, e promosso Giuliano (p. 69. ed Orat. XXI. p. 389.) in se stesso non è improbabile, nè incompatibile col pubblico suo verbal Testamento, che potè negli ultimi momenti della sua vita esser dettato da considerazioni prudenziali.