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208 | storia della decadenza |
della fedeltà di quelle truppe, ch’erano state distinte dall’Imperatore; e fu creduto espediente, sotto pretesto che la frontiera di Gallia era esposta, d’allontanarle dalla scena più importante d’azione. Essi avanzarono con ripugnanza fino a’ confini dell’Italia; ma temendo la lunghezza del viaggio e la barbara ferocia de’ Germani, risolvettero, instigati da uno de’ loro Tribuni, di fermarsi ad Aquileia, e d’innalzar sulle mura di quella inespugnabil città le bandiere di Costanzo. La vigilanza di Giuliano vide nel tempo stesso e l’estensione del male, e la necessità d’applicarvi un immediato rimedio. Giovino dunque ebbe l’ordine di condurre indietro una parte dell’esercito in Italia, e speditamente fu posto l’assedio ad Aquileia e proseguito con vigore. Ma i legionari, che pareva avessero scosso il giogo della disciplina, regolarono la difesa della piazza con perseveranza e sapere; invitarono il rimanente dell’Italia ad imitar l’esempio del coraggio e della fedeltà loro; e minacciarono d’impedire la ritirata di Giuliano, se mai si fosse trovato nella necessità di cedere al numero superiore delle armate di’ Oriente1.
Ma l’umanità di Giuliano fu liberata dalla crudele alternativa, di cui esso pateticamente dolevasi, di distrugger cioè, o d’esser distrutto; e l’opportuna morte
- ↑ Ammiano XXI. 7. 11. 12. Par ch’ei descriva con fatica superflua le operazioni dell’assedio d’Aquileia, che in quest’occasione mantenne la sua fama d’insuperabile. Gregorio Nazianzeno (Orat. III. p.68.) attribuisce quest’accidentale rivolta all’abilità di Costanzo, di cui annunzia la sicura vittoria con qualche apparenza di verità. Constantio quem. credebat procul dubio fore victorem: nemo enim omnium tunc ab hac constanti sententia discrepebat. Ammiano XXI. 7.