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204 | storia della decadenza |
tino Giuliano mosse ad occupare lo stretto passo di Succi nelle angustie del monte Emo, che posto quasi in mezzo fra Sirmio e Costantinopoli, separa fra loro le Province di Tracia e di Dacia, mediante una dirupata discesa verso la prima, ed un dolce declivo dalla parte dell’altra1. Fu affidata la difesa di questo importante luogo al bravo Nevitta, il quale non meno che i Generali della divisione Italiana, aveva con buon successo eseguito il piano della marcia e l’unione, che il loro Principe sì saviamente avea divisata2.
L’omaggio, che ottenne Giuliano dal timore o dalla inclinazione del Popolo, s’estese molto al di là dell’immediato effetto delle sue armi3. S’amministravan le Prefetture d’Italia e d’Illirico da Tauro e da Florenzio, che univano quest’importante uffizio ai vani onori del consolato; e siccome que’ Magistrati precipitosamente si ritirarono alla Corte d’Asia, Giuliano, che sempre non potea raffrenar la leggerezza del suo naturale, notò la lor fuga coll’aggiungere in tutti gli atti di quell’anno a’ nomi de’ due Consoli il titolo di fuggitivi. Le Province, che si trovarono abbandonate
- ↑ La descrizione d’Ammiano, che può esser fiancheggiata da altre prove, assicura la situazione precisa delle Angustiae Succorum, o passo di Succi. Danville per una debole somiglianza di nomi l’ha posto fra Sardica e Naisso. Io son costretto per giustificarmi a far menzione dell’unico errore, che ho scoperto nelle carte o negli scritti di quell’ammirabil Geografo.
- ↑ Per quante circostanze possiamo prendere altrove, Ammiano (XXI. 8, 9, 10) somministra sempre la sostanza della narrazione.
- ↑ Ammiano XXI. 9, 10. Liban. Orat. Parent. c. 54. p. 279. 280. Zosimo lib. III p. 157.