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dell'impero romano cap. xxii 201

me loro condottiero, di togliere ad essi qualunque speranza di ritirata. Alla testa di questa fedele truppa, senza timore gettossi nell’interno della Marciana, o sia della Foresta Nera, che nasconde la sorgente del Danubio1, e per molti giorni restò incognito al Mondo il destin di Giuliano. Mediante la segretezza della sua marcia, e per la diligenza e vigore con cui operò, vinse ogni ostacolo; proseguì a viva forza il suo viaggio per monti e paludi, occupò i ponti, passò a nuoto i fiumi, non traviando mai dal retto suo corso2, senz’avvertire se traversava territorj di Romani o di Barbari; e finalmente sboccò fra Vienna, e Ratisbona, in quel luogo appunto dove avea disegnato d’imbarcar le sue truppe sul Danubio. Mediante un ben concertato stratagemma, s’impossessò d’una flotta di legni leggieri3, che ivi si trovava sulle ancore;

  1. Questo bosco era una parte della gran foresta Ercinia, che al tempo di Cesare s’estendeva dal paese de’ Rauraci, Basilea, sino alle indefinite regioni del Nort. Vedi Cluver. German. antiq. l. III. c. 47.
  2. Si paragoni Libanio Orat. Parent. c. 53. p. 278-279, con Gregorio Nazianzeno Orat. III. p.68. . . Anche il Santo ammira la celerità e la segretezza della sua marcia. Un moderno Teologo forse applicherebbe al progresso di Giuliano que’ versi, che originalmente appartengono ad un altro apostata (Milton).

    . . . . . . . In questa guisa il truce
    Viandante infernal per l’aspro e ’l piano,
    Il denso, il raro, i ripidi, i burroni
    Capo e mani, ali e piedi oprando a gara,
    Il suo cammin sospinge, ed or s’attuffa,
    Ora nuota, ora striscia, or guazza, or vola.

  3. In quello spazio la Notizia colloca due o tre flotte,