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Le speranze di Giuliano dipendevano assai meno dal numero delle truppe, che dalla celerità de’ suoi movimenti. Nell’esecuzione d’un’ardita intrapresa, pose in opera ogni precauzione che suggerir potea la prudenza; e dove questa non poteva più accompagnare i suoi passi, affidò l’evento al valore, ed alla fortuna. Egli riunì, e divise il suo esercitonota nelle vicinanze di Basilea. Ad un corpo di diecimila uomini, sotto il comando di Nevitta Generale di cavalleria, fu ordinato d’avanzarsi verso le parti mediterranee della Rezia e del Norico. Una simil divisione di truppe, sotto gli ordini di Giovio e di Giovino, si preparò a seguitare l’obbliquo corso delle pubbliche strade per le Alpi ed i confini settentrionali d’Italia. Le istruzioni pei Generali eran concepite con energia e precisione: di affrettare cioè la lor marcia in chiuse e serrate colonne, che secondo la disposizione del luogo potessero facilmente cangiarsi in qualunque ordine di battaglia; d’assicurarsi dalle sorprese notturne per mezzo di forti posti, e di vigilanti sentinelle; di prevenire la resistenza coll’inaspettato loro arrivo; e mediante la repentina partenza, eluder le osservazioni; di spargere una grande opinione delle loro forze, ed il terror del suo nome; e di riunirsi al loro Sovrano sotto le mura di Sirmio. Per se Giuliano avea riservato la parte dell’opera più straordinaria, e difficile. Scelse tremila bravi ed attivi volontari, e risolvè, co- 1

    dum (Ammiano XX. 5). L’assenza non indebolì il suo riguardo per Sallustio, col nome del quale onorò il Consolato dell’anno 363.

  1. Ammiano (XXI. 8) attribuisce ad Alessandro Magno, e ad altri abili Generali la stessa pratica e l’istesso motivo.