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dell'impero romano cap. xxii | 197 |
inveleniti dalla dissimulazione di venti anni. Dopo questa ambasceria, che si potè risguardare come il segno d’una irreconciliabile guerra, Giuliano, che poche settimane avanti avea celebrato la festa Cristiana dell’Epifania1, fece una pubblica dichiarazione ch’egli commetteva la cura della sua salvezza ai Numi immortali; e così rinunziò pubblicamente alla religione, ugualmente che all’amicizia di Costanzo2.
La situazione di Giuliano richiedeva una vigorosa, ed immediata risoluzione. Egli aveva scoperto per mezzo di lettere intercettate, che l’avversario, sacrificando l’interesse dello Stato a quello del Monarca, aveva di nuovo eccitato i Barbari ad invader le Province dell’Occidente. La disposizione di due magazzini, sta-
- ↑ „Feriarum die, quem celebrantes mense Januario Christiani Epiphania dictitant, progressus in eorum Ecclesiam, solemniter numine orato discessit„ Ammiano XXI. 2. Zonara osserva, che ciò seguì nel giorno di Natale; e può la sua asserzione esser vera; mentre le Chiese d’Egitto, d’Asia, e forse di Gallia celebravano il medesimo giorno (sei di Gennaro) la natività ed il Battesimo del Salvatore. I Romani, ugualmente ignoranti che i lor confratelli della vera data della sua nascita ne fissarono la solenne festa a’ 25 di Decembre Brumalia, o solstizio d’inverno, quando i Pagani annualmente celebravan la nascita del sole. Vedi Bingam. Antich. della Chies. Cristian lib. XX. c. 4. e Beausobre Hist. Critic. du Manic. T. II. p. 690-700.
- ↑ Le pubbliche e segrete negoziazioni fra Costanzo e Giuliano debbono trarsi con qualche cautela da Giuliano medesimo (Orat. ad S. P. Q. Athen. pag. 286), da Libanio (Orat. parent. cap. 61. pag. 276), da Ammiano (XX. 9.), da Zosimo (lib. III p. 154), ed anche da Zonara (T. II lib. XIII. p. 20 ec.), che in questo proposito pare, che avesse ed usasse dei valutabili materiali.