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condizione. Un simil atto di tradimento e d’oppressione avrebbe distrutto la fiducia, ed eccitato lo sdegno degl’indipendenti guerrieri della Germania, che risguardavan la verità come la più nobile delle virtù, e la libertà come il più stimabile dei loro beni. I Legionari, che godevano il titolo ed i privilegi di Romani, s’erano arrolati per la difesa generale della Repubblica; ma quelle mercenarie truppe udivan con fredda indifferenza gli antiquati nomi di Repubblica e di Roma. Attaccati o per la nascita o per una lunga abitazione al clima ed ai costumi della Gallia, essi amavano ed ammiravan Giuliano, disprezzavano e forse odiavan l’Imperatore, temevano quella marcia laboriosa, i dardi Persiani, e gli ardenti deserti dell’Asia. Risguardavano come loro propria la terra che avevan salvata; e scusavan la loro mancanza di coraggio, adducendo il sacro e più immediato dovere di difender le famiglie e gli amici loro. Le apprensioni dei Galli nascevano da un imminente ed inevitabil pericolo. Tosto che si fossero private le Province della militare loro forza, i Germani avrebber violato un trattato, che non fondavasi che sui loro timori; e nonostante l’abilità ed il valor di Giuliano, il Generale d’un’armata di puro nome, a cui si sarebbero imputate le pubbliche calamità, dovea dopo una vana resistenza trovarsi, o schiavo nel campo dei Barbari, o reo nel palazzo di Costanzo. Se Giuliano ubbidiva agli ordini che avea ricevuti, sottoscriveva la propria sua distruzione e quella d’un popolo, che meritava il suo affetto. Ma una positiva disubbidienza era un atto di ribellione ed una dichiarazione di guerra. L’inesorabil gelosia dell’Imperatore, e la perentoria, e forse insidiosa natura de’ suoi comandi, non lasciavan luogo ad una plausibile apolo-