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dell'impero romano cap. xxii | 179 |
però della maliziosa follìa finalmente fu fatta tacere dal suono della vittoria; non si potè più dipingere il conquistatore dei Franchi e degli Alemanni come un oggetto di disprezzo; ed il Monarca medesimo era bassamente ambizioso di defraudare il suo luogotenente dell’onorevol premio di sue fatiche. Nelle lettere coronate di lauro, che, secondo l’antico costume, furono mandate alle Province, si omise il nome di Giuliano. „Costanzo avea fatte tutte le disposizioni della guerra in persona, egli avea segnalato il suo valore nelle linee; la sua condotta militare assicurato avea la vittoria, ed il Re dei Barbari gli era stato condotto prigioniero nel campo di battaglia„: dal quale in quel tempo era distante più di quaranta giornate di cammino1. Ma una favola sì stravagante non poteva ingannare la pubblica credulità, e neppur soddisfare l’or-
- ↑ Ammiano XVI. 12. L’oratore Temistio (IV. p. 56, 57) credè tutto ciò che si conteneva nelle lettere Imperiali, spedite al Senato di Costantinopoli. Aurelio Vittore, che pubblicò il suo compendio nell’ultimo anno di Costanzo, attribuisce le vittorie Germaniche alla saviezza dell’Imperatore ed alla fortuna di Cesare. Pure l’Istorico poco dopo fu debitore al favore o alla stima di Giuliano dell’onore di una statua di rame, e degl’importanti uffizj di Consolare della seconda Pannonia e di Prefetto di Roma. Ammiano XXI. 10.
{{pt|tebant|vertebant|}} in deridiculum, talia sine modo strepentes insulse; in odium venit cum victoriis suis; capella, non homo; ut hirsutum Julianum carpentes, appellantesque loquacem talpam, et purpuratam simiam, et litterionem Graecum: et his congruentia plurima atque vernacula Principi resonantes, audire haec taliaque gestienti, virtutes ejus obruere verbis impudentibus conabantur, et segnem incessentes, et timidum et umbratilem, gestaque secus verbis comptioribus exornantem. Ammian. XVIII. 11.