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storia della decadenza |
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falsità; furono aboliti gli effeminati Sacerdoti del Nilo; e Costantino eseguì l’uffizio di Censore Romano, allorchè diede ordine che si demolissero i diversi tempj della Fenicia, nei quali si praticava ogni sorta di prostituzione pubblicamente in onore di Venere1. L’Imperial città di Costantinopoli fu in certo modo innalzata a spese de’ ricchi tempj della Grecia e dell’Asia, e adornata delle loro spoglie; si confiscarono i beni sacri; si trasportaron con rozza famigliarità le statue degli Dei e degli Eroi in mezzo ad un Popolo, che le risguardava come oggetti non di adorazione, ma di curiosità; si restituì alla circolazione l’argento e l’oro; ed i Magistrati, i Vescovi, e gli Eunuchi profittarono della fortunata occasione di soddisfare nel tempo stesso lo zelo, l’avarizia e lo sdegno. Ma tali depredazioni si ristrinsero ad una piccola parte del Mondo Romano; e le Province da lungo tempo erano assuefatte a soffrire la medesima sacrilega rapacità dalla tirannia di Principi e di Proconsoli, contro i quali non potea nascer sospetto veruno di tendere a sovvertire la religione stabilita2.
- ↑ Vedi Euseb. in vit. Const. l. III. c. 54-58. e l. IV. c. 23. 25. Questi atti d’autorità posson paragonarsi alla soppressione de’ Baccanali, ed alla demolizione del Tempio d’Iside, ordinate dai Magistrati di Roma Pagana.
- ↑ Eusebio in vit. Const. l. III. c. 54. e Libanio Orat. Pro Templis p. 9. 10. Edit. Gothofr. fanno menzione del pio sacrilegio di Costantino, che essi risguardavano in molto differente aspetto. L’ultimo espressamente dichiara, che „egli si servì del danaro sacro, ma non alterò il legittimo culto; i Tempj furono in vero impoveriti, ma vi si celebravano i riti Sacri.„ Lardner. Testim. Giudaic. et Pagan. etc. Vol. IV. p. 140.