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polo. Le metafisiche opinioni negli Atanasiani, e degli Arriani non potevano influire sul lor morale carattere, e tutti erano ugualmente agitati dallo spirito intollerante, che avevano tratto fuori dalle pure e semplici massime dell’Evangelio.

Un moderno Scrittore, che con giusto ardire ha posto in fronte della sua storia gli onorevoli titoli di politica e filosofica1, accusa la timida prudenza di Montesquieu per aver omesso di enumerare fra le cause della decadenza dell’Impero una legge di Costantino, da cui fu assolutamente soppresso l’esercizio del Culto Pagano, e si lasciò priva di Sacerdoti, di tempj, e d’ogni pubblica religione una considerabil parte di sudditi. Lo zelo dell’Istorico filosofo pei diritti della umanità l’ha indotto ad ammetter l’ambigua testimonianza di quegli Ecclesiastici, che hanno troppo leggermente attribuito il merito di una generale persecuzione all’Eroe lor favorito2. Invece di allegar questa legge immaginaria, che avrebbe brillato in fronte a’ Codici Imperiali, noi possiamo con sicurezza rimetterci all’epistola originale, che Costantino indirisse ai seguaci dell’antica religione in un tempo, nel quale non

  1. Hist. Polit. et Philos. des Etablissem. des Europ. etc. Tom. I. p. 9.
  2. Secondo Eusebio in vit. Const. l. II. c. 45. l’Imperatore proibì tanto nelle città che in campagna τα μυσαρα... της ειδωλολατρειας, le abominevoli pratiche dell’idolatria. Socrate l. I. c. 17., e Sozomeno l. II. c. 4. 5. hanno rappresentato la condotta di Costantino con un giusto riguardo alla verità ed all’istoria, che si è trascurato da Teodoreto l. V. c. 21. e da Orosio VII. 28. Tum deinde (dice quest’ultimo) primus Constantinus justo ordine et pio vicem vertit edicto, siquidem statuit citra ullam hominum ecaedem Paganorum templa claudi.