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162 | storia della decadenza |
quei rimorsi che in altre occasioni sarebber succeduti al furore dei Cristiani di Costantinopoli1.
L’arbitrario e crudele animo di Costanzo, che non sempre aspettava d’esser provocato dalla colpa e dalla resistenza, fu giustamente inasprito dai tumulti della sua Capitale e dalla rea condotta d’una fazione, che opponevasi all’autorità e alla religione del proprio Sovrano. Furono inflitte con particolar rigore le pene ordinarie di morte, d’esilio, e di confiscazione; ed i Greci venerano tuttavia la santa memoria di due Cherici, uno Lettore e uno Suddiacono, che furono accusati dell’uccisione d’Ermogene, e decapitati alle porte di Costantinopoli. Per un editto di Costanzo contro i Cattolici, che non si è stimato degno d’aver luogo nel Codice Teodosiano, quelli che ricusavan di comunicare coi Vescovi Arriani, ed in ispecie con Macedonio, erano spogliati delle immunità Ecclesiastiche e dei diritti dei Cristiani; venivan costretti a lasciare il possesso delle Chiese; ed era loro strettamente vietato di tenere assemblee dentro le mura della città. Nelle Province della Tracia e dell’Asia Minore, fu commessa allo zelo di Macedonio l’esecuzione di questa ingiusta legge; fu ordinato alla potestà civile e militare d’ubbidire a’ suoi ordini; e le crudeltà esercitate da questo Semiarriano tiranno in difesa dell’Homoiousion eccederono la commissione di Costanzo, e ne infama-
- ↑ Vedi Socrate lib. II c. 6, 7, 12, 13, 15, 16, 26, 27, 38, e Sozomeno lib. III. 3, 4, 7, 9, lib. IV. c. 11, 21. Gli Atti di S. Paolo di Costantinopoli, dei quali Fozio ha fatto un estratto (Biblioth. p. 1419, 1430) non sono che una semplice copia di quest’Istorici; ma un Greco moderno, che potè scriver la vita d’un Santo, senz’aggiungervi favole o miracoli, ha diritto di esigere qualche lode.