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dell'impero romano cap. xxi |
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sola Costantinopoli godeva il vantaggio d’esser nata ed allevata in seno alla fede. La Capitale dell Oriente non s’avea mai contaminata col culto degl’idoli; e tutto il corpo del Popolo s’era profondamente imbevuto de’ sentimenti, delle virtù e delle passioni, che distinguevano i Cristiani di quel tempo dal rimanente degli uomini. Dopo la morte d’Alessandro, si disputò la Sede Episcopale fra Paolo e Macedonio. Atteso lo zelo e l’abilità loro, ambedue meritavano l’eminente posto, al quale aspiravano; e se il carattere morale di Macedonio era meno soggetto ad eccezioni, il suo competitore aveva il vantaggio d’un’elezione anteriore e d’una più ortodossa dottrina. Il suo stabile attaccamento al Simbolo Niceno, che ha dato a Paolo un posto nel calendario fra’ Santi ed i Martiri, l’espose allo sdegno degli Arriani. Fu egli nello spazio di quattordici anni scacciato per cinque volte dalla sua sede, nella quale venne più spesso ristabilito dalla violenza del Popolo, che dalla permissione del Principe; e la potestà di Macedonio non potè assicurarsi che mediante la morte del suo rivale. L’infelice Paolo fu strascinato in catene dagli arenosi deserti della Mesopotamia nei più orridi luoghi del Monte Tauro1, posto in un’oscura e stretta prigione, lasciato per sei giorni senza cibo, e finalmente strangolato per ordine di Filippo, uno de’ principali ministri dell’Imperator Co-
- ↑ Cucuso fu l’ultimo Teatro della sua vita e de’ suoi travagli. La situazione di quella solitaria città ne’ confini della Cappadocia, della Cilicia, e dell’Armenia Minore ha prodotto qualche geografica perplessità; ma siam condotti al suo vero posto dal corso della strada Romana, che va da Cesarea ad Anazarbo. Vedi Cellar. Geograph. Tom. II. p. 213. Wesseling ad itiner. p. 179-703.