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dell'impero romano cap. xxi 151

tiri, non essendo possibile di resistere, tacitamente piegavano il collo all’esecutore; e sostenevano il proprio nazionale carattere, che i tormenti non potevano mai strappar di bocca ad un Egizio la confessione d’un segreto, ch’egli avesse risoluto di non rivelare1. L’Arcivescovo d’Alessandria, per la salute del quale sacrificavano ardentemente le loro vite, perdevasi in mezzo ad una moltitudine ben disciplinata e uniforme; ed all’avvicinarsi del pericolo le officiose lor mani speditamente lo facevan passare da un nascondiglio in un altro, finchè egli giunse a quei formidabili deserti, che la tenebrosa e credula natura della superstizione avea popolato di demonj, e di mostri selvaggi. Il ritiro d’Atanasio, che non finì se non con la vita di Costanzo, fu consumato per la massima parte in compagnia de’ Monaci, che fedelmente gli servivano di guardie, di segretari, e di messi; ma l’importanza di mantenere una più intima connessione col partito cattolico lo tentava, qualora diminuiva la diligenza della persecuzione, ad uscir dal deserto, ad introdursi in Alessandria, e ad affidar la propria persona alla discrezione de’ suoi aderenti ed amici. Le sue diverse avventure potrebber somministrare il soggetto d’un romanzo molto piacevole. Una volta fu esso nascosto in una cisterna vota, dalla quale appena era uscito, che fu palesato da una schiava2; ed

  1. Et nulla tormentorum vis inveniri adhuc potuit, quae obdurato illius tractus latroni invito elicere potuit, ut nomen proprium dicat. Ammiano, XXII. 16 e Vales. Iv.
  2. Ruffino l. I. c. 18. Sozomeno l. IV. c. 10. Questa e la seguente storia diverranno impossibili, se voglia supporsi che Atanasio continuasse ad abitar sempre nell’asilo che accidentalmente aveva preso.