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dell'impero romano cap. xxi 149

re1, facean riflettere il terribile splendore delle loro armature. Atanasio rigettò sempre la pietosa importunità de’ Preti e dei Monaci, attaccati alla sua persona, e nobilmente ricusò di abbandonare l’Episcopale suo posto, finchè non ebbe posta in sicuro la ritirata di tutta la congregazione. L’oscurità ed il tumulto della notte favoriron la fuga dell’Arcivescovo; e quantunque fosse egli oppresso dagli ondeggiamenti d’un’agitata moltitudine, quantunque fosse gettato a terra, e lasciatovi privo di moto e di sensi, ricuperò sempre l’indomito suo coraggio, ed eluse l’ardente ricerca dei soldati, ai quali si diceva dalle Arriane lor guide, che il capo d’Atanasio sarebbe stato il dono più accetto, che avesser potuto fare all’Imperatore. In quel momento il Primate dell’Egitto disparve dagli occhi dei suoi nemici, e rimase più di sei anni celato in un’impenetrabile oscurità2.

[A. D. 336-362] Il dispotico potere dell’implacabile suo nemico prendeva tutta l’estensione del Mondo Romano; e l’inasprito Monarca avea procurato, con una pressantissima lettera ai Principi Cristiani dell’Etiopia, di scacciare Atanasio anche dalle più remote e distanti regioni della terra. Furono gli uni dopo gli altri impiegati i Conti, i Prefetti, i Tribuni, e gl’interi eserciti per

  1. Tali minute circostanze son curiose per esser letteralmente trascritte dalla protesta, che tre giorni dopo fu pubblicamente presentata da’ Cattolici d’Alessandria. Vedi Atanasio T. I. p. 867.
  2. I Giansenisti hanno spesse volte paragonato Arnaldo con Atanasio, e si son diffusi con piacere sulla fede e sullo zelo, sul merito o sull’esilio di quei due celebri Dottori. Questo coperto paralello vien molto destramente maneggiato dall’Abbate della Bleterie. Vie de Jov. T. I. p. 130.