146 |
storia della decadenza |
|
sede; e fu costretta a concludere un trattato coi popolari Capi d’Alessandria, in cui fu stipulato che si sospendessero tutte le processure ed ostilità, finchè non si fosse più distintamente saputa la volontà dell’Imperatore. Con tale apparente moderazione i Cattolici furono artificiosamente indotti ad una falsa e fatal sicurezza; mentre le legioni dell’Egitto Superiore, e della Libia si avanzavano per segreti ordini, e con precipitose marce ad assediare, o piuttosto a sorprendere una Capitale, abituata alla sedizione ed accesa da religioso zelo1. La situazione d’Alessandria fra il mare ed il lago Mareotide, facilitò l’avvicinamento e lo sbarco delle truppe, che furono introdotte nel cuore della città, prima che alcuno potesse prendere veruna efficace risoluzione o di chiuder le porte, o d’occupare i posti di difesa importanti. Alla mezza notte, ventitre giorni dopo la soscrizione del trattato, Siriano, Duce dell’Egitto, alla testa di cinquemila soldati armati e pronti all’assalto, inaspettatamente investì la Chiesa di S. Teonas, dove l’Arcivescovo con una parte del Clero e del Popolo celebrava gli uffizi notturni. Le porte del sacro edifizio cederono all’impeto dell’attacco, il quale fu accompagnato da ogni più orrida circostanza di tumulto e di strage; ma siccome i corpi degli uccisi ed i frammenti delle armi dei soldati restarono il dì seguente come una indubitata prova in mano dei Cattolici, così può risguardarsi l’intra-
- ↑ Atanasio aveva ultimamente mandato per Antonio e per alcuni dei suoi principali Monaci. Essi discesero dalla loro montagna, annunziarono agli Alessandrini la santità d’Atanasio, ed onorevolmente furono accompagnati dall’Arcivescovo fino alle porte della città. Atan. T. II. p. 491, 492. Vedi anche Ruffino III. 164. Vit. Patr. p. 524.