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130 | storia della decadenza |
e dolce contegno, qual conveniva al santo loro pellegrinaggio verso il sepolcro di Cristo1.
[A. D. 336] Ma l’ingiustizia di questi giudici ecclesiastici non fu accompagnata dalla sommissione, e neppure dalla presenza d’Atanasio. Ei risolvè di fare un’ardita e pericolosa prova, se il trono fosse accessibile alla voce della verità; e prima che si pronunziasse a Tiro la definitiva sentenza, l’intrepido Primate si gettò in una barca che era pronta a partire per la città Imperiale. La richiesta di una formale udienza avrebbe potuto incontrare opposizioni, od eludersi; ma Atanasio occultò il suo arrivo; aspettò il momento, che Costantino tornava da una vicina villa, ed arditamente si fece incontro al suo sdegnato Sovrano, mentre questi passava a cavallo per la contrada primaria di Costantinopoli. Una sì strana comparsa eccitò in esso la maraviglia e la collera; e fu ordinato alle guardie che facessero allontanare l’importuno querelante; l’ira però fu superata da un involontario rispetto; e l’altiero spirito dell’Imperatore fu sorpreso dal coraggio e dall’eloquenza d’un Vescovo, che imploravane la giustizia, e scuotevane la coscienza2. Costantino ascoltò i lamenti di Atanasio con imparziale ed anche graziosa attenzione; i membri del Concilio di Tiro furon citati a giustificare la lor processura; e sarebber restati confusi gli artifizj del partito Eusebiano, se non si fosse aggravata la reità del Primate colla destra supposizione di un imperdonabil delitto, cioè del colpevol disegno di