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108 storia della decadenza

dito di negare, vale a dire, che il supremo Dio potesse comunicar le infinite sue perfezioni, e creare un Ente simile unicamente a se stesso1. Questi Arriani furon potentemente sostenuti dal peso e dall’abilità dei lor Capi, ch’eran successi al maneggio del partito Eusebiano, e che occupavan le sedi principali dell’Oriente. Detestavano essi forse con qualche affettazione l’empietà d’Aezio e professavan di credere, o senza riserva o secondo le Scritture, che il Figlio fosse differente da tutte le altre creature, e simile soltanto al Padre. Ma negavano, ch’egli fosse o della medesima, o di simile sostanza, giustificando alle volte arditamente il loro dissenso, ed alle volte opponendosi all’uso della parola sostanza, che sembra includere un’adeguata, o almeno distinta nozione della natura di Dio. 3. La Setta, che sosteneva la dottrina d’una simil sostanza, era la più numerosa, almeno nelle Province dell’Asia; e quando si adunarono i Capi di ambe le parti nel Concilio di Seleucia2, potè prevalere la lor opinione mediante il suffragio di cento cinque Vescovi sopra quarantatre. Il Greco vocabolo, che si scelse per esprimere tal misteriosa somiglianza, ha un’affinità così grande al simbolo ortodosso, che i profani d’ogni tempo hanno de-

  1. Pure secondo l’opinione d’Estio e di Bull (p. 297) v’è una facoltà, cioè quella della creazione, che Dio non può comunicare ad una creatura. Estio, che sì esattamente determina i confini dell’onnipotenza, era Olandese di nascita, e di professione Teologo Scolastico. Dupin Bibl. Eccles. Tom. XVII. p. 45.
  2. Sabino (ap. Socrat. lib. II. c. 39.) ne ha copiati gli atti; Atanasio ed Ilario hanno spiegato le divisioni di questo Sinodo Arriano: le altre circostanze relative al medesimo si sono esattamente raccolte dal Baronio e dal Tillemont.