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dell'impero romano cap. xx | 7 |
miracoloso, che si fece veder in Cielo, mentr’egli meditava e preparava la spedizione dell’Italia1. L’istorico Zosimo asserisce maliziosamente, ch’esso aveva imbrattato le mani nel sangue del suo figlio maggiore, avanti di rinunziar pubblicamente agli Dei di Roma e de’ suoi maggiori2. La dubbiezza, che producono queste discordi autorità, nasce dalla condotta di Costantino medesimo. Secondo il rigore del linguaggio ecclesiastico il primo Imperator Cristiano non fu degno di tal nome che al momento della sua morte; giacchè solo nell’ultima sua malattia ricevè come catecumeno l’imposizion delle mani3, e quindi fu ammesso, mediante l’iniziante rito del Battesimo, nel numero de’ Fedeli4.
[A. D. 326-327] Conviene concedere a Costan-
- ↑ Euseb. in vit. Const. (l. I. c. 27-32.)
- ↑ Zosimo (l. II. p. 104.)
- ↑ Questo rito fu sempre in uso nel fare i Catecumeni (vedi Bingam. Ant. l. X. c. I. p. 419. Dom. Chardon Hist. des Sacremens, T. I. p. 62); e Costantino lo ricevè per la prima volta immediatamente avanti il suo battesimo, e la sua morte (Eusebio in vita Const. l. IV. c. 61). Valesio, dalla connessione di questi due fatti, ha tirato quella conseguenza (al luogo cit. d’Euseb.), che viene ammessa con ripugnanza dal Tillemont (Hist. des Emper. Tom. IV. p. 628), e contraddetta con deboli argomenti dal Mosemio (p. 968).
- ↑ Eusebio in vit. Const. (l. IV. c. 61, 62, 63). La leggenda del Battesimo di Costantino, seguìto in Roma tredici anni avanti la sua morte, fu inventata nell’ottavo secolo come un acconcio motivo per la sua donazione. Tale è stato a grado a grado il progresso delle cognizioni, che una storia, di cui il Cardinal Baronio (Annal. Eccl. An. 324. n. 43-49) si dichiarò senza rossore avvocato, adesso debolmente si sostiene anche sotto la giurisdizione del Vaticano. Vedi le antichità Crist. (Tom. II p. 203), opera pubblicata con sei approvazioni a Roma, nell’anno 1751, dal P. Mamachi, erudito Domenicano.