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dell'impero romano cap. xxi |
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gica disputa s’attirò l’attenzione del Sovrano e del
[A. D. 318 325] Popolo, ed al termine di sei anni1 ne fu rimessa la decisione alla suprema autorità del generale Concilio di Nicea.
Allorchè i misteri della Fede Cristiana pericolosamente s’esposero alla pubblica discussione, si potè osservare, che l’intelletto umano. era capace di formare tre distinti, quantunque imperfetti, sistemi sopra la natura della Trinità di Dio; e fu pronunziato, che nessuno di questi, preso in un senso puro ed assoluto, era esente dall’eresia e dall’errore2. Primieramente, secondo l’ipotesi sostenuta da Arrio e da’ suoi discepoli, il Logos era una produzione dipendente e spontanea, creata dal nulla per la volontà del Padre. Il Figlio, da cui s’eran fatte tutte le cose3, era stato generato prima di tutti i Mondi, ed il più lungo periodo astronomico non potea comparire che un passeggiero momento relativamente all’estensione della du-
- ↑ Le fiamme dell’Arrianismo poterono per qualche temp. ardere occulte; ma v’è ragione di credere, che si manifestassero con violenza sin dall’anno 319. Tillemont Mem. Ecc. Tom. VI. p. 774-780.
- ↑ Quis crediderit? Certe aut tria nomina audiens tres Deos esse credidit, et idolatra effectus est; aut in tribus vocabulis trinominem credens Deum in Sabellii haeresim incurrit; aut edoctus ab Arrianis unum esse verum Deum Patrem, Filium et Spiritum S., credidit creaturas. Aut extra haec quid credere potuerit, nescio. Hieron. adv. Luciferian. Girolamo riserva all’ultimo il sistema ortodosso, ch’è più complicato e difficile.
- ↑ Siccome s’introdusse appoco appoco. fra’ Cristiani la dottrina dell’assoluta creazione dal niente (Beausobre Tom. II p. 165-215), così la dignità dell’artefice s’elevò assai naturalmente insieme con quella dell’opera.