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storia della decadenza |
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vite degl’Imperatori, ch’essi detestavano come irreconciliabili nemici della Chiesa di Dio. La gelosia e lo sdegno prevalse in ogni petto, ma specialmente in quello di Diocleziano. Furon poste in carcere molte persone distinte, o per gl’impieghi da lor sostenuti, o pel favore di cui erano state onorate. Si mise in opera ogni sorta di torture, e la Corte ugualmente che la città restò macchiata da molte sanguinose esecuzioni1. Ma siccome non si potè scuoprire alcuna prova di questo misterioso fatto, sembra che autorizzati siamo o a presumere l’innocenza, o ad ammirar la fermezza di quei che soffrirono. Pochi giorni dopo, Galerio si ritirò in fretta da Nicomedia, dichiarando che se differiva la sua partenza da quel condannato palazzo, egli sarebbe caduto vittima della rabbia de’ Cristiani. Gli Storici Ecclesiastici, da’ quali soltanto possiam trarre una imperfetta o parzial notizia di questa persecuzione, non sanno come render ragione de’ timori e del pericolo degl’Imperatori. Due di questi scrittori, uno Principe ed uno Retore, furon testimoni di veduta dell’incendio di Nicomedia. L’uno l’attribuisce al fulmine ed all’ira divina; l’altro asserisce, che fu cagionato dalla malizia di Galerio medesimo2.
- ↑ (Lactant. de M. P. c. 13, 14.) Potentissimi quondam eunuchi necati, per quos Palatium et ipse constabat. Eusebio (l. VIII. c. 6.) racconta le crudeli esecuzioni degli eunuchi Gorgonio, e Doroteo, e di Antimio Vescovo di Nicomedia; ed ambidue questi Autori descrivono in un’equivoca ma tragica forma le orride scene, che furono rappresentate anche alla presenza Imperiale.
- ↑ Vedi Lattanzio, Eusebio, e Costantino ad Coetum sanctorum c. 25. Eusebio confessa la sua ignoranza intorno alla ragione del fuoco.