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dell'impero romano cap xvi. | 77 |
le possessioni temporali che appartenevano ad un uffizio, di cui, secondo il giudizio de’ propri fratelli, egli era stato regolarmente privato. Ma nel tempo che si applaudisce alla giustizia di Aureliano, non si dovrebbe perder di vista la sua politica; imperocchè procurava egli di restituire e di collegare la dipendenza delle Province dalla capitale per qualunque mezzo che potesse vincolar l’interesse, o i pregiudizi di ogni parte de’ propri sudditi1.
In mezzo alle frequenti rivoluzioni dell’Impero i Cristiani sempre fiorivano in pace e prosperità; e quantunque la famosa Era de’ Martiri siasi principiata dall’avvenimento al Trono di Diocleziano2, tuttavia il nuovo sistema di politica, introdotto e mantenuto dalla saviezza di quel Principe, continuò per più di diciott’anni ad inspirare il più dolce e libero spirito di tolleranza intorno alla religione. La mente, in vero, di Diocleziano medesimo era meno idonea alle ricerche speculative che alle attive fatiche della guerra e del governo. La sua prudenza lo rendè alieno da ogni grande innovazione, e quantunque il suo temperamento non fosse suscettibile di zelo o di entusiasmo, egli conservò sempre un abituale riguardo per le antiche Divinità dell’Impero. Ma l’ozio delle due Imperatrici, Prisca di lui moglie e Valeria sua figlia, permise loro di ascoltare con maggiore attenzione e rispetto le verità
- ↑ Vedi Eusebio (Hist. Eccl. l. VII. c. 30). Ad esso è interamente dovuta la curiosa istoria di Paolo Samosateno.
- ↑ L’Era de’ Martiri, ch’è sempre in uso fra’ Copti e gli Abissinj, dee computarsi dal 29 Agosto dell’anno 284, perchè il principio dell’anno Egiziano cadeva diciannove giorni prima del reale avvenimento al trono di Diocleziano. Vedasi la Dissertazione preliminare all’Arte di verificar le date.