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dell'impero romano cap xvi. 59

de’ Magistrati, chiedevano loro che pronunziassero ed eseguissero la sentenza stabilita dalla legge. La condotta de’ Cristiani era in vero troppo notabile per isfuggire alla vista degli antichi Filosofi; ma sembra che fosse per loro un oggetto molto meno d’ammirazione che di stupore. Incapaci d’immaginare i motivi, che alle volte trasportavano la fortezza de’ credenti oltre i confini della prudenza o della ragione, trattavano tale ansietà di morire come uno stravagante risultato di ostinata disperazione, di stupida insensibilità, o di superstiziosa frenesia1. „Infelici! (esclamò il Proconsole Antonino, parlando a’ Cristiani dell’Asia) infelici! se voi siete sì stanchi di vivere, vi sembra egli tanto difficil cosa il trovar delle funi e de’ precipizj?2.„ Egli andò sommamente guardingo (come osserva un erudito e devoto Istorico) nel punire persone che non avevan trovati altri accusatori che se medesimi, non essendosi dalle leggi Imperiali fatto provvedimento veruno per un caso così inaspettato; laonde avendone condannati alcuni pochi per servir d’esempio a’ loro fratelli, scacciò la moltitudine con indignazione e di-

    una bellissima tragedia, è uno de’ più celebri, quantunque non de’ più autentici esempi di questo eccessivo zelo. Noi dobbiam osservare, che il canone 60 del Concilio d’Elvira nega il titolo di martiri a quelli che si esponevano alla morte col pubblicamente distruggere gl’Idoli.

  1. Vedi Epitteto l. IV. c. 7, e (sebbene vi sia qualche dubbio, s’egli alluda a’ Cristiani) Marco Antonino de rebus suis (l. XI. c. 3.) Lucian. in Peregrin.
  2. Tertullian. ad Scapul, c. 5. Gli eruditi son divisi fra tre dell’istesso nome, che furon Proconsoli d’Asia. Io sono inclinato ad attribuire questo fatto ad Antonino Pio, che poi fu Imperatore, e che può aver governato l’Asia sotto Traiano.