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54 | storia della decadenza |
quale dopo essersi informato del nome e della situazione di Cipriano, gli comandò di sacrificare agli Dei, e lo eccitò a riflettere alle conseguenze della sua disubbidienza. Il rifiuto di Cipriano fu stabile e decisivo; ed il Magistrato, dopo ch’ebbe udita l’opinione del suo consiglio, con qualche ripugnanza pronunziò la sentenza di morte. Questa fu conceputa ne’ termini seguenti. „Che immediatamente sia decapitato Tascio Cipriano, come nemico degli Dei di Roma, come capo e condottiero di una rea società, la quale da esso è stata sedotta ad empiamente resistere alle leggi de’ santissimi Imperatori Valeriano e Gallieno1.„ La forma della sua esecuzione fu la più mite e la meno penosa, che dar si potesse ad una persona convinta di un delitto capitale; nè fu adoperato l’uso della tortura, per ottenere dal Vescovo di Cartagine o l’abbiurazione delle sue massime, o la scoperta de’ complici.
Tosto che fu pubblicata la sentenza, „Noi moriremo con lui„ gridò generalmente tutta insieme la molitudine dei Cristiani, che stava ad ascoltare avanti le porte del Palazzo. Le generose loro dimostrazioni di zelo e di affetto non furono nè vantaggiose a Cipriano, nè per loro stessi pericolose. Fu egli condotto sotto la guardia de’ Tribuni e de’ Centurioni, senza resistenza, e senza insulto, al luogo dell’esecuzione, ch’era una spaziosa pianura vicina alla città, ed era già piena di un gran numero di spettatori. A’ fedeli di lui Diaconi e Preti fu concesso di accompagnare
- ↑ Vedasi negli Atti c. 4, ed appresso Ponzio c. 17, la sentenza originale. Quest’ultimo l’esprima in un modo oratorio.