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dell'impero romano cap. xviii. |
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facilmente dell’Affrica e della Spagna, confermò la fede vacillante de’ popoli Mori, e sbarcò considerabili truppe, le quali passarono i Pirenei, e s’avanzarono verso Lione, ultima e fatal dimora di Magnenzio1. L’indole del Tiranno, che non fu mai inclinato alla clemenza, veniva stimolata dalle angustie ad esercitare qualunque atto d’oppressione, che estorcer potesse un pronto sussidio dalle città della Gallia2. Finalmente stancossi la loro pazienza, e Treveri, sede del governo Pretoriano, diede il segno della ribellione, chiudendo in faccia le porte a Decenzio, che dal fratello era stato elevato al grado di Cesare o d’Augusto3. Da Treveri, Decenzio fu costretto di ritirarsi a Sens, dove tosto fu circondato da un’armata di Germani, che dalle perniciose arti di Costanzo erano stati introdotti nelle civili dissensioni di Roma4. Intanto le truppe Imperiali forzarono
- ↑ Zosimo l. II. p. 133. Giuliano Orat. I. p. 40, II. 74.
- ↑ Ammiano XV. 6. Zosimo l. II. p. 133. Giuliano, che (nell’Oraz. I. p. 40) inveisce contro i crudeli effetti della disperazion del Tiranno, rammenta (Orat. I. p. 34) gli opprimenti editti, che furon dettati dalla necessità, o dall’avarizia di esso. I suoi sudditi furon costretti a comprare i beni Imperiali; specie di proprietà dubbia e pericolosa, che in caso di rivoluzione avrebbe potuto loro imputarsi come una condannabile usurpazione.
- ↑ Le medaglie di Magnenzio celebrano le vittorie di due Augusti e del Cesare. Quest’ultimo era un altro fratello chiamato Desiderio. Vedi Tillemont Hist. des Emp. Tom. IV. p. 757.
- ↑ Giuliano Orat. I. p. 40, II. p. 74 con Spanem. p. 263. Il comentario di questo illustra i fatti di quella guerra civile. Mons Seleusi era un picciol luogo nelle alpi Cozie poche miglia distante da Vapincum, o Gap, città Episcopale del