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dell'impero romano cap. xviii. |
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che faceva un Pericle o un Demostene al popol d’Atene, colla vittoriosa eloquenza, che avea persuaso una moltitudine armata ad abbandonare o deporre l’oggetto della parziale sua scelta1. L’imminente contesa con Magnenzio era d’una specie più seria e sanguinosa. Il Tiranno con rapide marce s’avanzò incontro a Costanzo, conducendo un grand’esercito, composto di Galli, di Spagnuoli, di Franchi e di Sassoni, di quei Provinciali, che somministravan la forza delle legioni, e di quei Barbari, che si tenevan come i nemici più formidabili della Repubblica. I fertili piani2 della bassa Pannonia, fra il Dravo, il Savo ed il Danubio, presentarono uno spazioso teatro; e le operazioni della guerra civile furon mandate in lungo ne’ mesi di estate per l’arte o per la timidità de’ combattenti3. Costanzo avea dichiarato d’avere intenzione di decidere la contesa ne’ campi di Cibali; nome ch’egli credeva dover animar le sue truppe per la rimembranza della vittoria,
- ↑ Eum Constantius .... facundiae vi dejectum imperio in privatum otium removit. Quae gloriam post natum Imperium soli processit eloquio, clementiaque etc. Aurelio Vittore, Giuliano e Temistio adornano questo fatto co’ più artificiosi e vivi colori della loro rettorica.
- ↑ Busbechio (p. 112.) attraversò la bassa Ungheria e Schiavonia in un tempo, in cui erano esse ridotte quasi ad un deserto dalle reciproche ostilità de’ Cristiani e de’ Turchi. Pure con maraviglia rammenta l’insuperabile fertilità del terreno; ed osserva, che l’altezza dell’erba era sufficiente a nascondere un carro carico alla sua vista. Vedi anche Browne Viagg. nella Collezione di Harris. Vol. II. (p. 762. ec.).
- ↑ Zosimo fa un ampio racconto della guerra e della negoziazione (l. II. p. 123-130). Ma siccome non si dimostra nè soldato nè politico, la sua storia dee ponderarsi con attenzione, ed ammettersi con cautela.