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dell'impero romano cap. xviii. |
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due eserciti in una larga pianura vicino alla città. Nel mezzo di esse, a forma delle regole dell’antica disciplina, si eresse un militar tribunale o palco, dal quale solevan gl’Imperatori nelle solenni ed importanti occasioni arringare le truppe. Intorno al Tribunale formavano un cerchio immenso i ben disposti ordini di Romani e di Barbari, con spade sguainate o con erette lance, gli squadroni di cavalleria e le coorti d’infanteria, distinte dalle varietà delle loro armi ed insegne; e l’attento silenzio, che osservavano, era qualche volta interrotto da alte espressioni di clamore e d’applauso. Alla presenza di questa formidabile assemblea furono chiamati i due Imperatori ad esporre la situazione dei pubblici affari; la precedenza del grado fu ceduta alla real nascita di Costanzo; e quantunque egli fosse poco perito nelle arti della rettorica, pure si portò in queste difficili circostanze con fermezza, destrezza ed eloquenza. La prima parte di quest’orazione parve solamente diretta contro il Tiranno della Gallia; ma nel tempo che tragicamente compiangeva la crudele uccision di Costanzo, andava insinuando, che niun altro che un fratello aver poteva diritto alla succession del fratello. Si confuse con qualche compiacenza nelle glorie della stirpe Imperiale, e richiamò alla mente delle truppe il valore, i trionfi, e la liberalità del gran Costantino, a’ figli del quale dicea, che avevano essi obbligata la lor ubbidienza, mediante un giuramento di fedeltà, che l’ingratitudine de’ suoi servitori più favoriti aveva tentato di fare ad essi violare. Gli ufficiali, che circondavano il Tribunale, e dovevano in tale straordinaria scena far le lor parti, confessarono l’irresistibil forza della ragione e dell’eloquenza con salutare l’Imperator Costanzo come legittimo loro So-