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dell'impero romano cap. xviii. |
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si preparò a raccogliere un tesoro, con cui soddisfar potesse l’obbligazione d’un immenso donativo, e supplire le spese d’una guerra civile. Le marziali regioni dell’Illirico, dal Danubio all’estremità della Grecia, avevan da lungo tempo obbedito al governo di Vetranione, vecchio Generale, amato per la semplicità de’ suoi costumi, e che acquistato aveva qualche riputazione per la sua esperienza e servizi militari1. Attaccato per abito, per dovere e per gratitudine alla famiglia di Costantino, immediatamente assicurò colle più forti espressioni l’unico figlio sopravvivente del suo defunto Signore, che avrebb’esposto con inviolabile fedeltà la sua persona e le sue truppe ad oggetto di prendere una giusta vendetta dei traditori della Gallia. Ma le legioni di Vetranione furono sedotte piuttosto che provocate dall’esempio di ribellione; il loro Capo dimostrò ben presto mancanza di fermezza o di sincerità; e la sua ambizione trasse uno specioso pretesto dall’approvazione della Principessa Costantina. Questa crudele ed ambiziosa donna, che da Costantino Magno suo padre, avea ottenuto il grado di Augusta, pose il diadema colle proprie mani sul capo del Generale dell’Illirico; e parea, che aspettasse dalla vittoria di lui il compimento di quelle illimitate speranze, delle quali restata era priva per la morte d’Annibaliano di lei marito. Forse fu senza consenso di Costantina, che il nuovo Imperatore fece una necessaria, benchè disonorevole alleanza coll’usurpatore
- ↑ Eutropio (X. 10) rappresenta Vetranione con più moderazione, e probabilmente con più verità de’ due Vittori. Esso era nato di oscuri parenti nelle più selvagge parti della Mesia; e la sua educazione era stata tanto negletta, che dopo il suo innalzamento studiò l’alfabeto.