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dell'impero romano cap. xviii. | 353 |
costa occidentale della penisola Taurica o Crimea, riteneva sempre qualche vestigio di Greca colonia, e si governava da un magistrato perpetuo, assistito da un consiglio di Senatori, chiamati enfaticamente i Padri della città. Gli abitatori del Chersoneso eran animati contro i Goti dalla memoria delle guerre, che nel precedente secolo con forze disuguali avean sostenuto contro gl’invasori del lor paese. Essi erano uniti co’ Romani per causa de’ reciproci vantaggi del commercio, poichè dalle Province dell’Asia ricevevano grano e manifatture, ch’essi cambiavano co’ soli prodotti che avevano di sale, di cera e di cuoi. Obbedienti alle domande di Costantino, prepararono, sotto la condotta di Diogene lor magistrato, un considerabile esercito, la principal forza del quale consisteva in balestre ed in carri militari. La veloce marcia e l’intrepido attacco di essi, nel tempo che divertiva l’attenzione de’ Goti, secondava le operazioni de’ generali Imperiali. I Goti, vinti da tutte le parti, si ritirarono nelle montagne, dove nel corso d’una infelice campagna si conta che ne perissero sopra centomila di freddo e di fame. Finalmente fu accordata la pace alle umili loro preghiere; fu ricevuto il figlio maggiore d’Ararico come il più stimabile ostaggio; e Costantino cercò di convincere i loro capi, mediante una liberal distribuzione di onori e di premj, quanto alla
narra è per la massima parte coerente e probabile; nè deve esservi molta difficoltà a concepire, che per un Imperatore potevano essere accessibili alcuni archivi segreti, ch’erano sfuggiti alla diligenza degl’Istorici minori. Quanto alla situazione ed istoria del Chersoneso vedi Peyssonel Des Peuples barbares qui ont habité les bords du Danube. c. XVI. p. 84, 90.