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352 | storia della decadenza |
Costantino si fu dichiarato in favore della parte più debole, il superbo Ararico Re de’ Goti, in cambio di aspettare l’attacco delle legioni, passò audacemente il Danubio, e sparse la devastazione ed il terrore nella Provincia di Mesia. Per opporsi al corso di questo rovinoso nemico, il vecchio Imperatore intraprese in persona la pugna; ma in tal occasione o la sua fortuna o la sua condotta non corrispose alla gloria, che s’era acquistata in tante straniere e domestiche guerre. Esso ebbe la mortificazione di veder fuggire le sue truppe avanti ad un tenue distaccamento di Barbari, che le inseguirono fino all’ingresso del trincierato loro campo, e l’obbligarono a provvedere alla propria salvezza con una precipitosa ed obbrobriosa ritirata. L’evento d’una seconda più fortunata battaglia restituì l’onore al nome Romano; e dopo un ostinato dibattimento, il potere dell’arte e della disciplina prevalse agli sforzi del non regolato valore. L’esercito sconfitto de’ Goti sgombrò il campo e la devastata Provincia, e lasciò libero il passo del Danubio; e quantunque al maggiore de’ figli di Costantino fosse permesso di tenere il posto del padre, tuttavia il merito della vittoria, che sparse una gioia universale, fu ascritto ai providi consigli dell’Imperatore medesimo.
[A. D. 332] Esso contribuì almeno ad accrescer questo vantaggio per mezzo de’ suoi maneggi col libero e guerriero popolo del Chersoneso1, la cui Capitale, situata nella
- ↑ Bisogna che io faccia qualche apologia per essermi servito senza scrupolo dell’autorità di Costantino Porfirogenito, in tutto ciò, che ha rapporto alle guerre e negoziazioni degli abitanti del Chersoneso. Io so, ch’egli era un Greco del decimo secolo, e che i suoi racconti d’Istoria antica son bene spesso confusi e favolosi. Ma in quest’occasione, ciò ch’esso