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dell'impero romano cap. xviii. | 351 |
renduto celebre il loro nome per alcuna memorabile impresa, nelle occasioni però assistevano gli Orientali ed Occidentali loro vicini, i Goti e i Germani, con formidabili corpi di cavalleria. Essi vivevano sotto l’aristocrazia irregolare de’ lor capitani1; ma dopo ch’ebbero ammesso fra loro i Vandali fuggitivi, che cederono alla forza de’ Goti, par che prendessero da quella nazione un Re dell’illustre stirpe degli Astingi, che avevano anticamente abitate le spiagge dell’Oceano Settentrionale2.
[A. D. 361] Questo motivo di nimicizia dovè accrescere le occasioni di contese, che nascono continuamente a’ confini di guerriere ed indipendenti nazioni. I Principi Vandali erano stimolati dal timore e dalla vendetta: i Re Goti aspiravano ad ampliare il loro dominio dall’Eussino alle frontiere della Germania; e le acque del Maros, picciolo fiume, che cade nel Tibisco, eran macchiate dal sangue de’ guerreggianti Barbari. Dopo d’avere sperimentata la superiorità della forza o del numero de’ loro avversari, implorarono i Sarmati la protezione del Monarca Romano, il quale vedeva con piacere la discordia delle nazioni, ma avea ragione di temere il progresso delle armi Gotiche. Tosto che
- ↑ Principes Sarmatarum Jazygum, penes quos civitatis regimen... plebem quoque et vim equitum, qua sola valent, offerebant. Tacit. Hist. III. 5. Fu fatta quest’offerta nella guerra civile tra Vitellio e Vespasiano.
- ↑ Sembra che quest’ipotesi d’un Re Vandalo sopra sudditi Sarmati sia necessaria per conciliare il Goto Giornaudes con gl’istorici Greci e Latini di Costantino. È da osservarsi, che Isidoro, il quale visse in Ispagna sotto il dominio dei Goti, dà loro per nemici non i Vandali, ma i Sarmati. Vedi la sua Cronica appresso Groz. p. 709.