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dell'impero romano cap. xviii. | 345 |
diti di Tiberio avrebbero detestato come un profano e crudele insulto di capricciosa tirannide. L’uso di tal titolo, anche nel regno di Costantino, sembra un fatto strano e senza connessione con altri, che appena può ammettersi sull’autorità delle Imperiali medaglie, unita a quella degli scrittori contemporanei1.
Era tutto l’Impero altamente interessato nell’educazione di questi cinque giovani, riconosciuti per successori di Costantino. Gli esercizi del corpo li preparavano alle fatiche della guerra e a’ doveri della vita operativa. Quelli, che hanno occasione di rammentare l’educazione o i talenti di Costanzo, confessano, che egli era eccellente nelle arti ginnastiche di saltare e di correre; ch’egli era un destro arciero, un abile cavaliere e capacissimo nell’uso di tutte le diverse armi, che adoperavansi nell’esercizio o della cavalleria o della infanteria2. La medesima assidua cultura fu impiegata, quantunque forse con disegual successo, a fecondar lo spirito degli altri figli e nipoti di Costantino3. Furono invitati i più celebri Professori della Cristiana religione, della Greca filosofia e della Ro-
- ↑ Adstruunt nummi veteres ac singulares; Spanem. de us. num. Diss. XII. Vol. II. p. 357. Ammiano parla di questo Romano Re (l. XIV. c. I. e Vales. Ib.). Il Frammento Valesiano lo chiama Re de’ Re, e la Cronica Pasquale p. 286. usando la Parola Ρηγα, aggiunge peso alla testimonianza Latina.
- ↑ La sua destrezza negli esercizi marziali è celebrata da Giuliano Orat. I. p. 11. Orat. II. p. 53. e confessata da Ammiano l. XXI. c. 16.
- ↑ Euseb. in vit. Const. l. IV. c. 51. Julian. Orat. I. p. 11. 16. coll’elaborato Comentario di Spanemio. Libanio Orat. III. p. 109. Costanzo studiò con lodevol diligenza; ma la lentezza della sua fantasia gl’impedì di far progressi nell’arte della poesia o anche della rettorica.