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338 | storia della decadenza |
sona ed il suo governo. Con tutti gli allettativi di onori e di premj, esso invita i delatori d’ogni specie ad accusare senz’eccezione i suoi magistrati o ministri, i suoi amici, o i suoi più intimi favoriti, protestando con una solenne asserzione, ch’egli stesso avrebbe ascoltata l’accusa, ed avrebbe da se stesso vendicate le proprie ingiurie; e terminando con una preghiera, la quale scuopre qualche apprensione di pericolo, onde la Previdenza dell’Ente supremo continui sempre a proteggere la salute dell’Imperatore e dell’Impero1.
[A. D. 326] I delatori, che secondarono un invito sì liberale, eran versati abbastanza nelle arti delle Corti per indicar come rei gli amici e gli aderenti di Crispo; nè v’è alcun motivo di non credere alla veracità dell’Imperatore, che aveva promesso un’ampia dose di vendetta e di gastigo. La politica di Costantino, per altro, mantenne le stesse speranze di riguardo e di confidenza verso d’un figlio, che incominciava a risguardare come il suo più irreconciliabil nemico. Furon battute medaglie co’ soliti voti pel lungo e felice regno del giovine Cesare2; ed in quella guisa che il popolo, il quale non era ammesso a’ segreti della Corte, amava sempre le sue virtù, o ne rispettava la dignità, così un poeta, che sollecita il suo richiamo dall’esilio, adora con ugual riverenza la maestà del padre e quella del figliuolo3. Era giunto il tempo di celebrar l’augusta ce-