|
dell'impero romano cap. xviii. |
337 |
[A. D. 324] Questa pericolosa popolarità eccitò ben presto l’attenzione di Costantino, che tanto come padre che come Re non sofferiva un uguale, In vece di procurare di assicurarsi la fedeltà del suo figlio co’ generosi vincoli della confidenza e della gratitudine, risolse di prevenire i mali, che si potean temere dalla non soddisfatta ambizione. Crispo ebbe tosto motivo di dolersi, che mentre il suo minor fratello Costanzo si mandava col titolo di Cesare a regnare sul suo particolar dipartimento delle Province Galliche1, egli, Principe d’età matura, che avea prestati sì recenti e segnalati servigi, in luogo d’esser elevato alla dignità superiore d’Augusto, era confinato come prigioniero alla Corte del padre, ed esposto senza forza o difesa ad ogni calunnia, cui suggerir potea la malizia de’ suoi nemici. In tali difficili circostanze, il Giovane reale non fu sempre capace di contenere la sua condotta o di sopprimere la sua scontentezza; e possiamo assicurarci ch’egli era circondato da una quantità di perfidi o indiscreti compagni, che di continuo procuravan di accendere, ed eran forse indotti a tradire la veemenza non riservata del suo risentimento. Un editto di Costantino, pubblicato verso questo tempo, indica manifestamente i reali o affettati sospetti di lui, che si fosse fatta una segreta cospirazione contro la sua per-
- ↑ Si
confronti Idacio e la Cronica Pasq. con Ammiano l. XIV. c. 5. Sembra che l’anno, in cui Costanzo fu creato Cesare, sia con più accuratezza fissato da due Cronologisti; ma l’istorico, il quale visse nella sua Corte, non poteva ignorare il giorno anniversario. Quanto alla deputazione del nuovo Cesare alle Province della Gallia vedi Giuliano Orat. I p. 12. Gotofredo Cronol. leg. p. 26. Blondello del Primat. della Chies. pag. 1183.