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storia della decadenza |
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dopo la cerimonia eran consacrate nel tempio di Giove per rimanere come un durevol monumento della sua gloria ne’ futuri secoli. Il progresso dello zelo e della adulazione moltiplicò ben presto il numero, ed accrebbe la grandezza di questi popolari donativi; ed il trionfo di Cesare fu adornato di duemila ottocento ventidue massicce corone, il peso delle quali ascendeva a ventimila quattrocento quattordici libbre d’oro. Fu immediatamente fatto fondere questo tesoro dal prudente Dittatore, che conosceva sarebbe stato più utile a’ suoi soldati che agli Dei: l’esempio di lui fu imitato da’ suoi successori, e fu introdotto il costume di mutar questi splendidi ornamenti nel più grato dono di corrente moneta d’oro dell’Impero1. A lungo andare, i donativi spontanei furono esatti come dovuti per obbligo; ed invece di ristringersi all’occasione d’un trionfo, si supponeva, che si largissero dalle varie città delle province della Monarchia, ogni volta che l’Imperatore si compiaceva d’annunziare il suo avvenimento al trono, il suo Consolato, la nascita d’un figlio, la creazione d’un Cesare, una vittoria contro i Barbari, o qualunque altro reale o immaginario successo che felicitava gli annali del suo regno. Il libero donativo particolare del Senato di Roma era fissato dall’uso a mille seicento libbre d’oro, o intorno a cento vent’ottomila zecchini. I sudditi oppressi vantavano la loro felicità, perchè il Sovrano graziosamente si
- ↑ Vedi Lips. De Magnitud. Rom. l. II. c. 9. La Spagna Tarragonese presentò all’Imperator Claudio una corona d’oro di settecento libbre di peso, e la Gallia un’altra di novecento. Ho seguìto la ragionevole correzione di Lipsio.