|
dell'impero romano cap. xvii. |
315 |
dalla severità delle leggi Imperiali erano stati condannati a sostenere i pesi della società civile1. Tutti i terreni dell’Impero (senza eccettuare i beni patrimoniali del Monarca) formavan l’oggetto dell’ordinaria tassazione, ed ogni nuovo acquirente contraeva le obbligazioni dell’antecedente possessore. Un esatto Censo2, o misurazione era la sola giusta maniera di determinare la porzione che ogni cittadino dovea contribuire per servizio pubblico: e dal noto periodo delle Indizioni v’è motivo di credere che si ripetesse questa difficile e dispendiosa operazione regolarmente ogni quindici anni. Si misuravan le terre dagl’intendenti che mandavansi nelle Province; si esprimeva distintamente la loro natura, se erano arabili o da pastura, vignate o boschive; e si prendeva una stima del loro comun valore dal rispettivo prodotto di cinque anni. Il numero degli schiavi e del bestiame costituiva una parte essenziale della relazione; davasi a’ proprietari un giuramento che gli obbligava a scuoprire il vero stato de’ loro negozi; ed i tentativi, ch’essi facevano di prevaricare, o d’eludere l’intenzione del legislatore, venivano severamente investigati e puniti, come delitti capitali che includevano il doppio reato di lesa maestà e di sacrilegio3. Si pagava una gran parte del
- ↑ Il Titolo, che risguarda i Decurioni (l. XII. Tit. I.) è il più ampio in tutto il Codice Teodosiano; mentre non contiene meno di cento novantadue leggi per determinare i doveri, ed i privilegi di quell’utile ceto di Cittadini.
- ↑ Habemus enim et hominum numerum qui delati sunt et agrum modum. Eumen. in Paneg. vet. VIII. 6. Vedi Cod. Theod. l. XIII. Tit. X. XI. col Coment. di Gotofredo.
- ↑ Si quis sacrilega vitem falce succiderit, aut feracium ramorum foetus hebetaverit, quo declinet fidem censuum,