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storia della decadenza |
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dell’arte Greca e del Romano valore, i trofei delle guerre Punica e Gallica, i tempj più santi, ed i palazzi più splendidi. De’ quattordici rioni, o quartieri, ne’ quali era divisa Roma, quattro solamente rimasero interi, tre furono livellati al suolo, e gli altri sette, che sperimentato avevano il furor delle fiamme, presentavano un tristo prospetto di desolazione e rovina. Pare che la vigilanza del Governo non trascurasse alcuna precauzione, che alleggerir potesse il sentimento di sì terribile calamità. Furono aperti alla sconsolata moltitudine i giardini Imperiali, si costruirono per loro comodo temporanei edifizj, e venne distribuita un’abbondante copia di grano e di provvisioni ad un prezzo assai moderato1. Sembra che la più generosa politica dettasse gli editti, che regolarono la disposizione delle strade, e la costruzione delle case private, e come suole per ordinario accadere in un tempo di prosperità, l’incendio di Roma produsse nel corso di pochi anni una città novella, più regolare e più vaga dell’antica. Ma tutta la prudenza ed umanità di Nerone furono insufficienti a liberarlo dal sospetto del popolo. Qualunque delitto imputar potevasi all’assassino della propria moglie e della madre, nè poteva un Principe, che prostituiva la sua persona e dignità sul teatro, esser creduto incapace della più stravagante follia. La voce della fama accusava l’Imperatore come un incendiario della sua Capitale, e siccome le più incredibili narrazioni sono le più confacenti al genio di un popolo infuriato, così raccontavasi gravemente, e
- ↑ Il prezzo del grano (probabilmente del Modio) fu ridotto a tre Nummi, che può equivalere a circa quindeci Scellini per sacco Inglese.