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dell'impero romano cap. xvii. 313

sione, che tenderebbe ad alleggiare le miserie del dispotismo, è in contraddizione almeno coll’istoria del Romano Impero, che accusa i medesimi Principi di avere spogliato ed il Senato della sua autorità, e le Province de’ loro beni. Senz’abolire tutte le varie costumanze e i pesi sulle merci, che senz’accorgersene sono pagati dall’apparente scolta del compratore, la politica di Costantino e de’ suoi successori preferì una semplice diretta maniera di tassazione, più coerente allo spirito d’un governo arbitrario1.

Il nome e l’uso dello Indizioni2, che serve ad assicurar la cronologia de’ secoli di mezzo, nacque dalla pratica regolare de’ Romani tributi3. L’Imperatore sottoscriveva di propria mano con inchiostro purpureo l’editto o l’indizione solenne, che tenevasi affissa nella città principale di ciascheduna Diocesi, per lo spazio di due mesi precedenti il primo di Settembre. E per una molto facile connessione d’idee si trasferì la parola Indizione a significar la misura del tributo che prescriveva, e l’annuale termine che accordava per il

  1. David Hume (Sagg. vol. I. p. 389) ha veduto quest’importante verità con qualche specie di dubbiezza.
  2. Si usa tuttavia nella Corte del Papa il ciclo delle Indizioni, che può farsi rimontare sino al regno di Costanzo, e forse di Costantino suo padre; ma è stato molto ragionevolmente alterato il principio del loro anno, riducendolo ai primo di Gennaio. Vedi L’art de verif. les dat. p. XI, il diction. Raison de la Diplomat. Tom. II p. 25, e due diligenti trattati che abbiamo per opera de’ Benedettini.
  3. I primi 28 Titoli dell’undecimo libro del Codice Teodosiano sono pieni di circostanziati regolamenti sull’importante materia de’ tributi; ma suppongono una cognizione dei principj fondamentali più chiara di quella che siamo presentemente in grado d’avere.