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dell'impero romano cap. xvii. 289

alle volte anche prevenire de’ colpevoli dalla sospettosa crudeltà del lor Signore1. Costantino, per assicurare il suo trono e la pubblica tranquillità da questi formidabili servitori, risolvè di dividere l’amministrazione civile dalla militare, e di stabilire, come una distinzione permanente e di professione, una pratica che non era stata adottata che come un accidentale espediente. La suprema giurisdizione ch’esercitava il Prefetto del Pretorio sugli eserciti dell’Impero, fu trasferita in due Maestri Generali, ch’egli creò, uno per la cavalleria, l’altro per l’infanteria; e sebbene ciascheduno di quest’Illustri ufficiali fosse più specialmente mallevadore della disciplina di quelle truppe, ch’erano sotto l’immediata di lui direzione, pure ambidue promiscuamente comandavano in campo i diversi corpi di cavalli o di fanti, che trovavansi uniti nella medesima armata2. Il loro numero tosto fu raddoppiato, attesa la divisione dell’Oriente dall’Occidente, e furon distribuiti come Generali separati, del medesimo titolo e grado fra loro, nelle quattro importanti frontiere del Reno, dell’alto e del basso Danubio, e dell’Eufrate: e finalmente fu commessa la difesa del Romano Impero ad otto Maestri generali di cavalleria e d’infanteria. Sotto i lor ordini eran disposti nelle

  1. L’Abbate Dubos, che ha esaminato con accuratezza (vedi Hist. de la Mon. Franc. Tom. I p. 41-100 edit. 1742) le instituzioni e di Augusto e di Costantino, avverte, che, se Ottone fosse stato ucciso il giorno avanti ch’eseguisse la sua cospirazione, egli comparirebbe adesso nell’Istoria ugualmente innocente che Corbulone.
  2. Zosimo l. II. p. 110. Avanti che finisse il regno di Costanzo i Magistri militum erano già cresciuti fino a quattro. Ved. Vales. Ad Ammian. l. XVI. c. 7.