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dell'impero romano cap. xvii. 277

dignità1; e se era dominato dalla passione dell’avarizia, gli si presentavano frequenti occasioni di fare una doviziosa raccolta di gratificazioni, di presenti e di profitti d’ogni genere. Quantunque gl’Imperatori non avessero più timore dell’ambizione de’ loro Prefetti, avevano però l’avvertenza di contrabbilanciare il potere di questa gran carica con l’incertezza e la brevità della sua durata2.

Le sole città di Roma e di Costantinopoli, per causa della somma loro dignità ed importanza, erano eccettuate dalla giurisdizione de’ Prefetti del Pretorio. L’immensa grandezza della città, e l’esperienza della tarda ed inefficace azione delle leggi aveva somministrato alla politica d’Augusto uno specioso pretesto d’introdurre in Roma un nuovo Magistrato, che solo potesse tenere in freno una servile e turbolenta plebaglia col forte braccio del potere arbitrario3. Per primo Prefetto di Roma fu destinato Valerio Messala, affinchè la sua riputazione favorisse un atto sì odioso; ma in

  1. Allorchè nello Stato già esausto dell’Impero, Giustiniano volle instituire un Prefetto del Pretorio per l’Affrica, gli assegnò un salario di cento libbre d’oro Cod. Justinian. l. I. Tit. XXVII. leg. 1.
  2. Tanto per questa che per le altre dignità dell’Impero potrem riportarci agli ampi Comentari del Pancirolo, e del Gotofredo, che hanno diligentemente raccolti, e posti con esattezza in ordine tutti i materiali sì legali, che istorici su tal articolo. Il Dott. Howell (Istor. del Mond. Vol. II. p. 24-77) da questi Autori ha formato un compendio molto distinto dello Stato del Romano Impero.
  3. Tacit. Annal. IV. 11. Euseb. in Chron. p. 155. Dione Cassio nell’oraz. di Mecenate (t. VII. p. 675) descrive quali prerogative al suo tempo aveva il Prefetto di Roma.