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256 | storia della decadenza |
granai, otto acquedotti o conserve d’acqua, quattro spaziose sale per le adunanze del Senato, o de’ Tribunali di giustizia, quattordici chiese, quattordici palazzi, e quattromila trecento ottantotto case, che per la loro struttura e bellezza meritavano d’esser distinte dalla moltitudine delle abitazioni plebee1.
Il secondo, e più serio oggetto dell’attenzione del fondatore fu la popolazione della sua favorita città. Ne’ secoli tenebrosi, che successero alla traslazion dell’Impero, furono stranamente confuse fra loro le remote colle immediate conseguenze di quel memorabile avvenimento dalla vanità de’ Greci e dalla credulità de’ Latini2. Fu asserito e creduto, che tutte le famiglie nobili di Roma, il Senato, l’Ordine equestre con tutti i loro innumerabili dipendenti avean seguitato l’Imperatore alle spiagge della Propontide; che fu lasciata una razza spuria di stranieri e di plebei
- ↑ Vedi la notizia ec. Roma una volta contava 1780 grandi case domus; ma bisogna che tal parola avesse un significato più ampio. In Costantinopoli non si fa menzione d’Insulae. La Capitale antica conteneva 424 strade, la nuova 322.
- ↑ Luitprand. Legat. ad Imperat. Niceph. p. 153. I Greci moderni hanno stranamente sfigurate le antichità di Costantinopoli. Sarebbero scusabili gli sbagli degli scrittori Turchi o Arabi, ma fa stupore, che i Greci, che avevano tra le mani autentici materiali, conservati nella lor propria lingua, preferissero la finzione alla verità, e le favolose tradizioni alla storia genuina. In una sola pagina di Codino posson contarsi dodici imperdonabili errori, quali sono la riconciliazione di Severo e di Negro, il matrimonio tra il figlio dell’uno e la figlia dell’altro, l’assedio di Bizanzio fatto da’ Macedoni, l’invasione de’ Galli, che richiamò Severo a Roma, i sessant’anni che scorsero dalla morte di lui alla fondazione di Costantinopoli ec.