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dell'impero romano cap. xvii. |
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quanto che i Barbari dell’Eussino, che avanti di lui avevano sparse le loro armate navali nel cuore del Mediterraneo, ben presto desisterono dall’esercitar la pirateria, disperando di poter forzare quell’insormontabile ostacolo. Quando eran chiuse le porte dell’Ellesponto e del Bosforo, la capitale in tale spazioso recinto poteva sempre godere di tutti i prodotti, atti a supplire a’ bisogni, od a soddisfare il lusso dei numerosi suoi abitatori. Le cose marittime della Tracia e della Bitinia, che languiscono sotto il peso dell’oppressione de’ Turchi, presentano tuttavia un ricco prospetto di giardini, di vigne, e di abbondanti raccolte; e la Propontide è stata in ogni tempo famosa per l’inesauribile quantità del pesce più squisito, che si prende in certe determinate stagioni senza che vi sia bisogno d’arte veruna e quasi senza fatica1. Ma quando si aprivano al commercio i due passi dello Stretto, questi a vicenda accoglievano le naturali ed artificiali ricchezze del settentrione e del mezzodì, dell’Eussino e del Mediterraneo. Tutte le naturali produzioni, che si raccoglievano nelle foreste della Germania e della Scizia, fino alle sorgenti del Tanai e del Boristene; tutto ciò che si lavorava dalle arti dell’Europa e dell’Asia; il grano d’Egitto, le gemme e le spezierie dell’India la più remota, si trasportavano da’ diversi venti nel porto di Costantinopoli, che per molti secoli attrasse il commercio dell’antico mondo2.
- ↑ Vedi Belon. Osserv. c. 72, 76. Fra le varie specie di pesci i Pelamidi, che sono una specie di Tonni, erano i più celebri. Si può rilevar da Polibio, da Strabone e da Tacito che il guadagno della pesca formava la rendita principale di Bizanzio.
- ↑ Vedi l’eloquente descrizione del Busbequio Epist. I.