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dell'impero romano cap. xvii. 237

suguali. L’angolo ottuso, che s’avanza verso l’oriente ne’ lidi dell’Asia, affronta e rispinge i flutti del Bosforo Tracio. Il lato settentrionale della città è circondato dal porto, ed il meridionale è bagnato dalla Propontide o dal mar di Marmora. La base del triangolo è all’occidente, e serve di confine al continente d’Europa. Ma senza una più ampia spiegazione non può con sufficiente chiarezza intendersi l’ammirabile forma e divisione delle terre e delle acque, che sono all’intorno della città.

Quel tortuoso canale, per cui con rapido e continuo corso le acque dell’Eussino scorrono verso il Mediterraneo, fu chiamato Bosforo, nome non meno celebre nell’istoria che nelle favole dell’Antichità1. Una gran quantità di tempj e di altari votivi, sparsi lungo quegli scoscesi e selvosi lidi non fa che dimostrar l’imperizia, i terrori e la devozione de’ Greci naviganti, che seguitando l’esempio degli Argonauti andarono esplorando i pericoli dell’inospito Eussino. Su quelle spiagge la tradizione conservò lungo tempo la memoria del palazzo di Fineo, infestato dalle oscene arpie2, e del silvestre regno di Amico, che sfidò il figlio di

  1. Il Bosforo è stato molto minutamente descritto da Dionisio di Bisanzio, che visse a’ tempi di Diocleziano (Hudson Georg. Minor. Tom. III.), e da Gilles o Gillio viaggiatore Francese del XVI. Secolo. Sembra, che Turnefort (Lett. XV.) siasi servito de’ suoi propri occhi e dell’erudizione di Gillio.
  2. Ben poche congetture sono così felici, come quella del Le Clerc, il quale suppone (Biblioth. univ. Tom. I. p. 248) che le arpie non fossero che locuste. Il nome Siriaco o Fenicio di quest’insetti, il ronzio che fanno nel volare, il fetore e la devastazione che producono, ed il vento settentrionale, che li trasporta verso il mare, tutto contribuisce a stabilire questa probabilissima somiglianza.