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terra il cingolo e l’armi. Il Signor di Voltaire sopprimendo tutte le circostanze ha narrato, che Marcello in giorno di pubblica festa avendo gettato a terra le insegne militari, dichiarò che al solo Cristo ubbidiva: e così potè soggiungere che fu punito, come disertore, non come Martire, e che si trattava di una legge militare, non di una guerra di Religione. Il nostro Autore lo ha copiato fedelmente con tutta la citazione, benchè nelle altre sue ricerche consulti sempre gli originali. Questo, e simili fatti, sieno accaduti prima, sieno accaduti dopo la dichiarazione della persecuzione, altro non dimostrano, se non che i Cristiani dediti alla milizia non volevano rinunciare alla propria Religione.

Massimiliano di Affrica non può nella stessa guisa scusarsi: egli dichiarò, che la sua coscienza non gli permetteva di appigliarsi al mestiere delle armi. Ma quali sospetti poteva risvegliare nell’animo de’ Principi un fatto singolare, quando gran moltitudine di Cristiani serviva attualmente negli eserciti?

Galerio si sforzò di far cadere sopra i Cristiani il sospetto del fuoco, che si attaccò al palazzo: ma Diocleziano fece dare i tormenti a tutti i suoi; e la sua Corte era composta di Cristiani, e di Gentili. Costantino, che allora era nel palazzo di Nicomedia lo attribuisce ad un fulmine; Lattanzio ne fa autore lo stesso Galerio. Siccome gl’incendj furono due, così non è facile di mettere in chiaro le difficoltà, che ne nascono; ma se noi non possiamo convincerne Galerio, così egli non potè convincerne i Cristiani.

Si è detto, che la intera durata della persecuzione fu di 10 anni; ma non sempre, nè da per tutto dello stesso tenore. Opinò Galerio da prima, che i Cristia-