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di confutazione. 215

abbastanza tranquille. Aureliano nel quinto anno del suo governo rinnovò la persecuzione, e morì appena che l’ebbe incominciata.

Siamo giunti a Diocleziano, e possiamo dire senza timore di esagerare, che la Chiesa sino a lui non fu un momento libera dalla persecuzione. Dieci Principi le fecero aperta guerra: alcuni la guardarono con indifferenza, ed alcuni altri la protessero. Ma la persecuzione indiretta era un fuoco perpetuo, mantenuto dall’interesse de’ Sacerdoti e dalla superstizione del popolo; niuno de’ Principi meno nemici del nome Cristiano osò di estinguere questo foco. Basta questa sola riflessione a convincersi, che la persecuzione, la ripugnanza, la moderazione, i lunghi intervalli di pace sono parti dell’accesa fantasia del Panegirista de’ persecutori.

Del resto, quando vogliano chiamarsi tempi di pace gl’intervalli che passarono tra una ed un’altra delle persecuzioni dirette ed espresse con nuove leggi, ognuno sa, che un anno di guerra distrugge la popolazione di un secolo. Come la Chiesa invece di andarsi debilitando prendesse maggior lena e vigore a segno che sotto l’ultimo persecutore dovè impegnare l’Idolatria ed opporsi con tutte le forze (ed ogni sforzo fu vano) al suo totale esterminio, attendiamo, che lo spieghi l’Autore col suo sistema delle cagioni naturali de’ progressi del Cristianesimo.

Egli si trattiene molto sulla persecuzione di Diocleziano; e questa è un’epoca ch’esige anche da noi una particolare attenzione.