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morte i Cristiani prima che questo Imperadore stabilisse contro di essi una pratica criminale: onde s’inferisce che gli altri Governatori seguivano pure lo stesso costume. E siccome Plinio dichiarò di non aver trovata una regola fissa per sua direzione, così è da dirsi, che si procedesse contro i Cristiani non in forza di qualche legge vigente fatta a bella posta contro di loro, ma per leggi generali, che facessero nascere perplessità nell’animo di un Ministro, che voleva guidarsi con sicurezza. Altronde si sa che, essendo state annullate le leggi di Nerone dal Senato e quelle di Domiziano dal suo successore, Plinio non può alludere a queste.

Quarto, sotto Traiano si condannarono i Cristiani pe’ clamori del popolo, e non apparisce, che fosse nato allora questo abuso.

Quinto, finalmente sappiamo, che Tiberio, sotto cui fu crocifisso il Redentore del mondo, difese i Cristiani dal rigor delle leggi: niuno avendo ancora potuto far leggi espresse contro i Cristiani, uopo è dire, che si facessero valere contro di essi le leggi generali dianzi rammentate.

Ecco adunque solidamente stabilito, che il Cristianesimo appena nato, appena conosciuto, fu costretto a soggiacere sotto il flagello d’una persecuzione tacita ed indiretta, onde l’Autore non possa tanto lodare l’indulgenza del Politeismo, e non ci rappresenti la Chiesa giunta a sufficiente robustezza, prima che la persecuzione la prendesse a combattere.

La persecuzione espressa e diretta cominciò da Nerone; sue furono le prime leggi, quelle di Domiziano le seconde. Ma l’Autore facendosi bello di alcune riflessioni, che si trovano nella Storia universale del